Cosa sono le comunità energetiche?

27 Dicembre 2023

Cosa sono le comunità energetiche?

Vicino a Roma, nello specifico a Prati, nello scorso Novembre sono stati installati pannelli fotovoltaici per la potenza di 82 kWp sul tetto di una scuola. Come sottolineato da Roma Today, questo è stato il primo impianto installato in una comunità energetica nella nostra capitale. Ma cosa significa comunità energetica (anche chiamata CER)? Chi ne può fare parte? Come funziona il consumo energetico? E soprattutto, quali benefici porta?

Con questo articolo proviamo a dare una risposta a tutte le domande principali sul tema.

Comunità energetiche rinnovabili: cosa sono?

Partiamo dal fatto che, per definizione, una comunità energetica (o comunità di energia rinnovabile) è un gruppo di soggetti uniti per produrre e consumare energia proveniente da fonti rinnovabili. In parole povere, si tratta di persone (o aziende) che si uniscono con uno scopo comune: produrre energia rinnovabile collettivamente, per poi sfruttarla come comunità.

Spesso il concetto di comunità energetica si riferisce a soggetti che si trovano in un’area geografica ristretta: un vicinato, una zona produttiva, un condominio. Ovviamente la vicinanza tra i componenti della comunità rende più semplice la produzione di energia congiunta, oltre che il suo consumo.

Come avrai intuito, le comunità energetiche sono nate con lo scopo di ridurre la dipendenza da combustibili fossili, preferendo fonti di energia alternative rinnovabili, come fotovoltaico ed eolico. Un altro degli scopi principali è quello di evitare lo spreco energetico che è molto diffuso anche in Italia.

Grazie alle comunità energetiche si possono creare delle zone geografiche indipendenti e scollegate dalla rete nazionale. Questo è possibile perché producendo energia in modo coordinato e sfruttandola insieme, è possibile che si venga a creare un eccesso, che indica che la comunità usa meno energia di quella che produce, non dovendo così attingere alla rete elettrica nazionale.

È ovvio che i concetti di comunità energetica e di impianto fotovoltaico sono strettamente collegati: siccome si promuove l’uso di energie rinnovabili, il fotovoltaico rappresenta una delle risorse principali per il raggiungimento dell’autonomia di una comunità. Questa tecnologia infatti è la più diffusa in Italia in tema di energie rinnovabili ed è quindi quella che dà il maggior contributo a chi vuole dar vita ad una comunità energetica.

 

Come funzionano i consumi in una comunità energetica?

A questo punto sorge spontanea una domanda: come si può unire l’elettricità prodotta da impianti diversi e usarla in modo congiunto?

Il meccanismo alla base di una comunità energetica è abbastanza semplice.

Immagina di vivere in una villetta a schiera. D’accordo con i tuoi vicini, volete installare dei pannelli fotovoltaici sui tetti e condividere l’energia che producono. Rispetto ad un impianto fotovoltaico tradizionale, quando si parla di comunità energetica, l’unica accortezza da avere è in fase di distribuzione e/o stoccaggio.

Dopo che i pannelli fotovoltaici producono elettricità per ognuna delle abitazioni, deve essere presente una “smart grid” in grado di funzionare da contatore condiviso per l’energia elettrica. Questo sistema intelligente è in grado di calcolare quanto ogni impianto produce e quale abitazione ha bisogno di energia in un dato momento. Così facendo, prima di attingere dalla rete nazionale, una casa che faccia parte di una comunità energetica sarà in grado di usare la corrente prodotta dai vicini.

 

L'immagine illustra il funzionamento della smart grid, che riesce ad integrare energie prodotte da fonti diverse per permettere il consumo dell'utente finale.

Esistono anche altre metodologie e tecniche per condividere l’energia all’interno di una comunità: è possibile stoccare l’energia o stipulare dei contratti peer-to-peer per la vendita o lo scambio diretti. Nel primo caso, come in un impianto fotovoltaico tradizionale, l’energia che non viene usata dal sistema è immagazzinata in delle batterie che permettono di sfruttarla nei momenti in cui la produzione energetica è azzerata. In caso di contratti peer-to-peer, si regolamenta lo scambio (o la vendita) di energia elettrica tra due o più privati.

Così come per gli impianti fotovoltaici tradizionali, anche le comunità energetiche possono essere compensate per l’immissione in rete di elettricità non usata.

 

 

Chi può far parte di una comunità energetica?

In Italia, nel 2023, possono entrare a far parte delle comunità energetiche diverse categorie di persone.

  1. Cittadini e Residenze: I residenti locali possono partecipare direttamente alle comunità energetiche, contribuendo sia come consumatori che come produttori di energia rinnovabile.
  2. Aziende e Industrie: Le imprese localizzate nell’area della comunità possono aderire per contribuire con la produzione di energia rinnovabile o con l’ottimizzazione dei consumi energetici.
  3. Enti Pubblici e Amministrazioni Locali: Le amministrazioni locali possono partecipare alle comunità energetiche e promuovere iniziative sostenibili per ridurre il consumo energetico nei propri edifici e servizi. In particolare, come vedremo in seguito, a loro spetta anche emettere incentivi per la creazione delle comunità energetiche.
  4. Cooperative Energetiche e Organizzazioni Non Profit: Le cooperative energetiche e le organizzazioni senza scopo di lucro possono giocare un ruolo chiave nella creazione e gestione di comunità energetiche, oltre a poter partecipare alla produzione come gli altri attori.

L’ingresso e l’uscita dalla comunità energetica sono totalmente volontari e liberi. Ogni soggetto può decidere di ritirarsi anche a progetto già avviato.

Per dare vita ad una comunità energetica ci sono alcuni step importanti da seguire:

  • Individuare i membri: ovviamente la CER può partire da un qualsiasi cittadino, privato o non, ma senza l’adesione di altri all’iniziativa non si può parlare di comunità energetica. In questa fase è necessario verificare anche che i partecipanti si trovino all’interno del perimetro afferente alla stessa cabina primaria di energia; in altre parole, è necessario che tutti prelevino l’energia dalla stessa fonte.
  • Fondare l’entità CER: di solito si usa un’associazione, un consorzio od una società cooperativa per dare corpo ad una comunità energetica. Dopodiché si creano l’atto costitutivo e lo statuto, in cui si stabiliscono tutti i dettagli della fondazione, dello scopo e delle modalità di funzionamento.
  • Conferma del GSE: dopo aver preparato tutti i documenti necessari si chiede l’approvazione del GSE, con cui la comunità energetica si dovrà interfacciare costantemente.
 

Incentivi per le comunità energetiche

Di recente il decreto italiano riguardante gli incentivi per le comunità energetiche è stato approvato. Questo significa che il governo fornirà diversi tipi di aiuti a chi vuole fondare una comunità energetica rinnovabile.

Nello specifico, due tipi di incentivi sono stati approvati:

  • Incentivo in tariffa
  • Contributo a fondo perduto

L’incentivo in tariffa si riferisce ad un prezzo agevolato per l’energia consumata dalla comunità energetica. Ciò significa che chi decide di aderire ad una CER spenderà meno in bolletta anche quando la comunità non riesce a soddisfare le esigenze energetiche.

Il contributo a fondo perduto, invece, attinge per 2,2 miliardi di euro dalle risorse del PNRR. In sostanza, lo Stato offre uno sconto fino al 40% su tutti gli investimenti per le comunità energetiche, compresa l’installazione di impianti fotovoltaici. Ci sono due considerazioni da fare: la prima è che questo incentivo è disponibile solo per i residenti in comuni con meno di 5000 abitanti, mentre la seconda è che è cumulabile con l’incentivo in tariffa visto sopra. Inoltre, sono finanziabili fino a 2 GW complessivi di potenza, fino al 30 giugno 2026 massimo.

 

Esempi di comunità energetiche

Solo in Italia sono attualmente attive 35 comunità energetiche, principalmente localizzate al nord.

Vediamo alcuni esempi di comunità energetiche in Italia:

  • Comunità Energetica del Pinerolese: in collaborazione con il Politecnico di Torino. Nel progetto sono inclusi 6 comuni, 5 aziende ed un raggruppamento di privati per ognuno dei centri abitati. In totale, questa comunità energetica consumerà circa 17 GWh annui, coperti totalmente dalla produzione energetica rinnovabile autonoma.
  • Energia Agricola a Km 0: questa comunità energetica veneta è nata grazie alla collaborazione tra Coldiretti veneto e ForGreen nel 2018. La rete coinvolge più di 1500 abitazioni ed aziende e mira all’ottimizzazione della filiera di produzione. Ogni partecipante alla comunità agro energetica è socio di Coldiretti e può beneficiare dell’energia prodotta, anche senza possedere un impianto fotovoltaico di proprietà.
  • Progetto GECO: In Emilia Romagna il progetto GECO è stato pioniere delle comunità energetiche, fin dalla promulgazione del decreto milleproroghe nel 2019. Ad oggi beneficiano di questa comunità energetica ben 900 cittadini e aziende nel quartiere Pialstro-Roveri di Bologna. 
In sostanza, le comunità energetiche sono responsabili di una buona fetta della transizione ecologica, grazie alla possibilità di distribuire l’energia prodotta, stoccare ed ottimizzare la produzione tramite energie green.

Se vuoi contribuire alla produzione di una comunità energetica, beneficiando eventualmente degli incentivi, ti servirà un impianto fotovoltaico. Se vuoi scoprire quanto ti verrà a costare puoi usare il nostro strumento di preventivo online. Puoi usarlo in totale autonomia, è gratuito e senza impegno.
 
Niccolò e Davide di ND Consulting di fronte ad un impianto appena installato

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